Frentania Teatri | Il soldatino di stagno
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Il soldatino di stagno

Liberamente tratto dalla fiaba di Hans Cristian Andersen

musiche dalla tradizione popolare
drammaturgia: Giandomenico Sale, liberamente tratto da “Il Soldatino di stagno” di Hans Christian Andersen
Immagini di scena di Chiara Scarpone
Produzione: Frentania Teatri e Compagnia Gruppo E-Motion
Coreografie di Marco Lattuchelli

Regia di Giandomenico Sale

Durata 40 minuti
Spettacolo di teatro danza

 

“Ninna ninna, ninna ninnarella, lu lupe s’ha mangiat’ la pecurella …” Con queste parole inizia una delle ninna nanne più diffuse nel meridione d’Italia e che mi aprono alla mente i ricordi della prima infanzia e della scoperta del mondo delle fiabe. Un mondo legato al momento del sonno o ad un’intimità tra figli e genitori. Le Fiabe, le nenie, i canti e i rituali, della tradizione meridionale sono stati tramandati oralmente di generazione in generazione con il risultato che spesso questi elementi sono stati mescolati tra loro.
Una fiaba nordica “meridionalizzata” attraverso la caratterizzazione dei personaggi e l’uso di canti popolari, che si mescola e contamina con elementi, rituali, favole, musiche del sud. Questi gli elementi attorno a cui ruota il lavoro e la ricerca de il Soldatino di Stagno, una delle più celebri fiabe di Hans Christian Andersen che narra le avventure di un soldatino di stagno creato con una sola gamba innamoratosi di una ballerina di carta. Tra i giocattoli c’è anche un troll geloso del soldatino, che maledice la coppia condannandola a non essere mai felice. Il Troll, tipica figura mitologica scandinava, in questa rivisitazione diventa una “magara”, figura del sud Italia altrettanto mitologica, quanto reale. Un antagonista che attraverso i suoi rituali provoca una serie di disgrazie ai protagonisti di questa fiaba.
Un giorno, infatti, il soldatino cade dal davanzale della finestra e inizia un viaggio che termina nella pancia di un pesce. Pesce che viene pescato finendo proprio nella cucina della casa da cui proviene il soldatino; recuperato dalla cuoca, torna fra i giocattoli e dalla sua amata ballerina.
La crudeltà della magara Troll però non è finita: attraverso un rituale il soldatino finì nel fuoco e “vide una gran luce e sentì un gran calore, era insopportabile, ma lui non sapeva se era proprio la fiamma del fuoco o quella dell’amore. I suoi colori erano ormai sbiaditi, ma chi poteva dire se fosse per il viaggio o per la pena d’amore? Il soldatino guardò la fanciulla e lei guardò lui, e lui si sentì sciogliere, ma ancora teneva ben stretto il fucile sulla spalla. Intanto una porta si spalancò e il vento afferrò la ballerina che volò come una silfide proprio nella stufa vicino al soldatino. Sparì con una sola fiammata, e anche il soldatino si sciolse completamente. Quando il giorno dopo la domestica tolse la cenere, del soldatino trovò solo il cuoricino di stagno, della ballerina il lustrino tutto bruciacchiato e annerito”, unione eterna di questo amore ostacolato.
Un racconto che ha il sapore del sud e che vuole lanciare un messaggio universale, ma che è quello fondamentale per tutti gli uomini e le donne del mondo: quando un amore è vero e puro vince su tutto, anche sulla morte.